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lunedì 15 ottobre 2007

Articolo di Mariano Longo

Prof Mariano Longo
Presidente del Consiglio Didattico di Sociologia


Intervengo nel dibattito sulle elezioni del futuro Rettore dichiarando anzitutto la mia parzialità. Lavoro da anni con Marcello Strazzeri e proprio per questo, il fatto che io asserisca di votarlo, può sembrare banale e scontato. Dichiarare il mio voto non è, d’altronde, un tributo forzato alla trasparenza, spesso evocata in questo periodo allo scopo di costruire una fittizia immagine elettorale. In realtà, il mio voto dichiarato a Strazzeri non è un voto dettato solo dalla stima e dall’affetto che ho maturato nei suoi confronti in anni di lavoro in comune. Il mio voto dichiarato si basa invece su una serie di considerazioni di carattere politico che cercherò di riassumere in questo breve intervento. Continua a leggere...

1 commento:

Gruppo Promotore ha detto...

CONTINUAZIONE DEL POST:

Faccio riferimento ai due candidati che, sia a livello mediatico sia nel dibattito interno all’Università, appaiono come quelli dotati di maggiori chances di vittoria: Marcello Strazzeri da un lato, Domenico Laforgia dall’altro.
Il Preside Laforgia propone una immagine sicura di sé e delle azioni che intende intraprendere per portare la nostra Università fuori da questo momento di crisi. La sua visione è chiara, tecnicamente motivata, le ricette sono plausibili anche perché apparentemente razionali. Il programma di Laforgia è stato concepito senza apparenti dubbi: gli manca il beneficio della possibile alternativa. Già agli inizi della sua campagna, il Preside di Ingegneria proponeva al suo elettorato potenziale un sito e all’interno di questo, oltre a un blog che ha fatto e continua a fare discutere per l’asprezza di alcune dichiarazioni (anonime), un programma strutturato, in due versioni, quella per i più attenti e quella abbreviata, per coloro che non avessero o testa o tempo di seguire l’insieme delle idee e delle iniziative.
In questi giorni, un articolo di un collega, per altro incardinato nella Facoltà di cui Laforgia è preside, ha messo a confronto i programmi dei due candidati. Il risultato, per certi versi prevedibile, evidenzia la forza del programma di Laforgia e le debolezze del programma di Strazzeri. Laforgia risulta vincente su tutti i fronti, capace come è di convincere, di argomentare in maniera incisiva, di proporre la soluzione più efficace per i problemi che affliggono il nostro Ateneo. Mi permetto di dissentire. Sarebbe facile mettere in evidenza che Laforgia ci propone un’immagine edulcorata di un futuro brillante, in cui tutto è previsto, dal rapporto tra Amministrazione centrale e Dipartimenti all’orchestra universitaria e al tempo libero degli studenti. Preferisco evitare una replica puntuale, concentrandomi su altro.
È lo stile privo di dubbi e di ripensamenti di Laforgia, questo presentarsi all’elettorato come la soluzione migliore ai mali che affliggono il nostro Ateneo che, personalmente, mi preoccupa. Qualche decennio fa, uno studioso di comportamento organizzativo ha messo in evidenza come la razionalità assoluta non sia solo inefficace, sia anche perniciosa. Herbert Simon (tra l’altro un economista, non un sociologo) ha coniato il concetto di razionalità limitata, mettendo in guardia contro le ricette semplificanti. Quando operiamo su una realtà complessa, le ricette algide si dimostrano fallimentari proprio perché non sono in grado di tenere in conto tutte le variabili che condizionano e influenzano i contesti sociali. Ciò che mi sento di criticare non solo nel programma, ma anche nello stile del candidato Laforgia, è proprio questo apparente convincimento che le buone pratiche di cui spesso parla, solo perché hanno mostrato di funzionare nella sua Facoltà, siano automaticamente applicabili ovunque. La semplicità della ricetta può affascinare: ciò non significa che riesca a produrre i risultati che promette. In questo momento storico, in cui l’antipolitica prende il sopravvento sulla riflessione articolata, il fascino di Laforgia risiede nella sua capacità di presentarsi come rottura rispetto al passato. Altri lo hanno fatto, prima di lui e aspirando a cariche più alte che non il rettorato di una Università periferica. Più alte sono state le aspettative prodotte, più cocente la delusione.
Marcello Strazzeri è un uomo che sa ascoltare. Questa capacità non gli deriva dal fatto di essere stato un politico e di esserlo ancora all’interno degli organi di governo del nostro Ateneo. Gli deriva invece da una dote innata, che è connessa con il convincimento che le soluzioni migliori si costruiscono nel confronto, nella ricerca delle alternative, nell’individuazione del discrimine tra ciò che pensiamo sia il mondo e ciò che il mondo effettivamente è. Da questa pratica dell’ascolto derivano i successi professionali e politici di Strazzeri. Nel periodo, lungo e faticoso, che ha visto la nascita della Facoltà di Scienze sociali, politiche e del territorio, lo ho osservato mentre con pazienza e tenacia ha ricucito i rapporti tra le Amministrazioni locali brindisine e il nostro Ateneo. Il risultato è noto: una convenzione, per molti versi esemplare, che impegna gli Enti Locali brindisini a finanziare l’attivazione della nuova Facoltà. Strazzeri ha inoltre costruito intorno a sé un gruppo di giovani sociologi, la cui qualità scientifica è riconosciuta a livello nazionale e all’interno dell’Associazione Italiana di Sociologia. Il gruppo dei sociologi leccesi (soprattutto i giovani) è, tra quelli delle Università meridionali, il più visibile e produttivo.
Nel rispetto del suo stile, anche il programma di Marcello Strazzeri è stato organizzato come work in progress. Nato come Materiali per un dibattito, ha preso la forma di un programma compiuto, grazie all’ascolto delle diverse componenti del mondo universitario. Il programma probabilmente assumerà una forma più articolata, basata sull’integrazione delle esigenze emerse in questi giorni di confronto e di incontri. Questa, che ad alcuni potrebbe sembrare una debolezza, è in realtà la forza di Marcello Strazzeri e delle sua candidatura. Alla definitezza del programma di Laforgia, che non a caso era già pronto non appena si è cominciato a parlare di elezioni rettorali, si contrappone la coerenza dialogica del programma di Marcello Strazzeri.
La razionalità semplificata di Laforgia e del suo programma, la rigida coerenza delle sue posizioni, pur espresse con le migliori intenzioni, rischiano di mostrarsi incapaci di governare il nostro Ateneo: è infatti impossibile trasformare ogni nostra Facoltà in una parodia di Ingegneria. È anche per questo che mi auguro che Marcello Strazzeri diventi Rettore. La sua visione è più ampia, meno coerente forse, ma solo perché capace di mediare e conciliare esigenze diverse. In questa capacità di ascolto risiede la possibilità che l’Università del Salento torni ad essere orgogliosa di se stessa.


Prof. Mariano Longo