L’Università di Lecce è da tempo in un crescente degrado; testimoniato, fra l’altro, dalle classifiche nazionali sulla ricerca e sulla didattica negli atenei. I fatti recenti hanno portato alla luce un malessere profondo. Questo degrado – di professionalità, di efficienza e spesso anche di moralità – avvantaggia alcuni pochi, ma danneggia la maggior parte dei docenti e non-docenti (per non parlare degli studenti) che lavora tra difficoltà crescenti. Continua a leggere...
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giovedì 6 settembre 2007
Articolo di Cosimo Perrotta
Articolo di Cosimo Perrotta sull’elezione del rettore. Gazzetta del Mezzogiorno, 4/9/07
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Alcuni fattori del degrado sono antichi, come il clientelismo e il nepotismo nelle assunzioni degli amministrativi, il rifiuto di qualsiasi controllo di produttività, l’anarchia dei docenti.
Questo tenace rifiuto di regole e controlli ha incoraggiato altre degenerazioni, che si sono aggravate negli ultimi anni. Si è creata una convergenza e un accumulo di interessi corporativi, ricerche di privilegi, poteri incontrollati dei più forti. Questo ha prodotto connivenze tra interessi opachi; ha spostato le decisioni reali fuori dalle sedi istituzionali; ha svuotato l’osservanza delle regole; ha tolto responsabilità ai singoli dirigenti. Ed ha creato una crescente assuefazione, che a molti fa apparire normali l’arbitrio e l’illegalità diffusa.
Il merito è stato accantonato, per le persone e per i contenuti. Si è estesa la manipolazione delle assunzioni in senso clientelare e familistico (ormai anche tra i docenti). I migliori sono spesso emarginati. D’altra parte si trascura il merito delle varie attività, e si bada solo alla forma (è il modo migliore per far passare contenuti arbitrari). C’è un’anarchia paralizzante, dove le cose di interesse pubblico non vengono decise da nessuno, e quelle che toccano interessi privati vengono decise in segreto solo da qualcuno. Alla paralisi decisionale e all’inefficienza crescente corrisponde un formalismo soffocante, che impedisce di lavorare, e tanto più di innovare.
Adesso il pericolo è che l’elezione del prossimo rettore sia controllata di nuovo dagli interessi opachi. E’ ancora possibile un’inversione di tendenza; ma ci vorrebbe uno scatto collettivo di orgoglio professionale. Per fermare il degrado non bastano ormai ritocchi marginali. Bisogna affrontare i mali più radicati.
Bisognerebbe delegare ad enti esterni la gestione delle assunzioni di ogni tipo, dei concorsi, delle gare di appalto; tutto da svolgere nel più rigoroso anonimato. Attuare sul serio i controlli di produttività degli uffici, dei corsi di laurea, dei singoli; premiare i più produttivi e sanzionare gli improduttivi. Vietare l’assunzione dei figli dei dipendenti dell’ateneo, amministrativi o docenti. Bloccare l’espansione patologica dei settori con esubero di docenti e con pochi studenti. Semplificare e rendere certi i processi decisionali e burocratici su: assegnazione dei fondi, controlli di spesa, uso degli spazi, ecc. Stabilizzare i precari anziani. Sostituire, all’edilizia promossa da interessi privati, l’uso dei grandi contenitori pubblici del centro storico. Combattere i mille sprechi, legati a privilegi e favori di ogni tipo, dalle consulenze ai contratti, dai gettoni di presenza alle laute indennità di incarico, ecc.
Queste sono solo alcune premesse per ridare spazio al merito, delle persone e delle cose. E’ necessario attribuire a ciascuno la sua responsabilità, in positivo e in negativo. Egregi notabili e candidati, dovete restituire al nostro lavoro la dignità che gli è stata tolta.
Cosimo Perrotta
Presidente del CiSN [Corsi di laurea su Cooperazione e sviluppo]
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