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martedì 16 ottobre 2007

Fermate Laforgia!

di Giorgio Metafune

La presentazione delle candidature durante l’assemblea del 12 ottobre scorso non ha aggiunto nulla al dibattito sulle idee ma ha chiarito il quadro strategico entro il quale i diversi gruppi interni all’ateneo si stanno muovendo.
Dei cinque candidati alla carica di rettore, tre hanno avuto già modo di presentarsi all’elettorato rendendo pubblici i loro programmi e curricula e avviando una serie di consultazioni con le forze accademiche e le rappresentanze sindacali: Castellano, Laforgia e Strazzeri. Bianco ha avuto alcuni contatti con alcuni Dipartimenti e ha dichiarato che comincerà adesso le consultazioni, Fino si è materializzato solo durante l’assemblea, tra la sorpresa generale. Continua a leggere...

1 commento:

Gruppo Promotore ha detto...

CONTINUAZIONE DEL POST:

E’ legittimo presentarsi senza un programma e senza aver discusso con le forze accademiche ma non è serio farlo, soprattutto perché l’imminenza del voto renderà impossibile il vaglio delle idee che, spero, Bianco e Fino vorranno proporre. Nelle dichiarazioni da loro fatte durante la presentazione della candidatura non trovo nulla che mi convinca a votarli. Il generico riferimento di Bianco a prassi non ortodosse seguite dalla gestione dimissionaria, giudizio che peraltro condivido, e l’indicazione di alcune criticità dell’ateneo, non seguiti da alcuna proposta concreta mi sembrano un esercizio retorico che molti di noi saprebbero fare.
La vaghezza accomuna il discorso di Bianco a quello di Fino ma quest’ultimo premette le vere ragioni della sua candidatura: lo smarrimento dei tanti che, a suo dire, non trovano un punto di riferimento e che hanno tormentato le sue notti fino ad indurlo a presentarsi. Non avendo detto nulla oltre a questo nei venti minuti di rito, non vedo quali ragioni quei tanti potranno trovare per votarlo. Non solo ma, volendo smentire il sospetto che la sua candidatura possa rientrare in una strategia organizzata da tempo, Fino fornisce egli stesso un valido motivo per evitarlo come rettore: l’estemporaneità della sua decisione denota un’improvvisazione, tra l’altro evidente nel discorso, che l’Università non si può permettere. Il nostro Ateneo ha bisogno di una dirigenza che conosca i problemi che lo attanagliano e che da tempo abbia riflettuto sulle possibili soluzioni, non di improvvisatori.
Veniamo al dunque, ossia al confronto tra i due candidati più quotati: Laforgia e Strazzeri. Confronto annunciato e previsto dai più attenti sin dalle dimissioni di Limone. E’ il confronto tra due modi di intendere l’Università e che non può essere riassunto nello slogan “continuità-discontinuità”.
Laforgia ha presentato il suo programma elettorale all’inizio di settembre in forma preliminare e in forma definitiva all’assemblea del 12 ottobre. Non credo che alcuna Istituzione Accademica o Rappresentanza Sindacale possa dire di non essere stata consultata. Il programma è ricco nell’analisi e nelle proposte ma non è rigido, anzi: uno dei suoi punti cruciali è il ripristino del corretto funzionamento degli organi collegiali, punto sul quale tornerò, e la condivisione dei grandi cambiamenti che saremo in ogni caso costretti a fare. Le proposte relative all’informatizzazione dei servizi, all’edilizia, al sostegno alla ricerca e alla internazionalizzazione, sono concrete, innovative e formulate con la dovuta chiarezza. Il progetto di interazione con le scuole, a sostegno di una migliore preparazione d’ingresso all’Università, già sperimentato con successo con l’iniziativa “Riesci” è un esempio di come dare concretezza alle intenzioni di instaurare “rapporti col territorio”.
Il programma elettorale di Strazzeri è nato come evoluzione dei suoi “Materiali per un Dibattito”, inviati all’Ateneo verso la fine di Settembre e redatti nella forma di temi da discutere per arrivare ad un programma. Dico subito che sono rimasto deluso nel ricevere da un candidato rettore invece di una proposta di programma, un elenco di temi da dibattere. Sono il primo a credere nel confronto e nella discussione ma un candidato ha il dovere (morale) di iniziare il dibattito dicendo cosa pensa di fare. Non mi piacciono le iniziative che tendono a creare il consenso sui soli nomi e l’invio di “Materiali per un Dibattito” mi è sembrata una operazione di questo tipo. Devo comunque dire che Strazzeri ha poi corretto il tiro e, venendo a discutere presso il Dipartimento di Matematica all’inizio di ottobre, ha portato con sé il programma, disponibile da allora anche in rete. Condivido ciò che Strazzeri dice sulla necessità di ridefinire i compiti di Senato e Consiglio d’Amministrazione, sul decentramento, sulla riduzione degli sprechi e su molte altre cose. Su alcune di esse non si può non essere d’accordo. Il nodo viene al pettine quando si dice come realizzare le proposte e qui il programma è carente. Su altre cose sono più perplesso: ad esempio non credo che la “questione morale” possa essere risolta solo prevedendo il mandato unico a cinque anni per il rettore e varando un codice etico. Nel programma di Laforgia c’e’ la proposta di riprendere lo studio della riforma di statuto fatto dalla commissione presieduta da Boiti, che è una cosa di ben più ampia portata. Altrettanto vaghe sono le parti riguardanti la ricerca e l’internazionalizzazione. Preoccupante infine mi sembra il capitolo dedicato al precariato del personale Tecnico-Amministrativo, al reclutamento dei giovani e allo sblocco del turn-over, nel momento in cui non si fa riferimento ad alcuna procedura seria di valutazione, oggi possibile e già funzionante in altri atenei. Come ho già detto a Strazzeri in occasione dell’incontro presso il mio dipartimento, la figura del ricercatore a tempo determinato non ha riscosso alcun successo in Italia ed è sostanzialmente sovrapponibile a quella dell’assegnista di ricerca.
Molte persone dubitano della possibilità di valutare i candidati tramite un programma, vista l’abilità della nostra classe politica di non rispettare sistematicamente gli impegni presi. Non possiamo però accettare che questo comportamento valga all’interno dell’Università e abbiamo il dovere di pretendere che chi dice qualcosa si impegni poi a farlo e ne risponda. Sono d’accordo che anche altri (sani) fattori debbano entrare in gioco nella scelta, ma reputo la presentazione di un programma l’unica occasione che abbiamo per verificare la competenza di chi si presenta e la credibilità delle proposte: questo nella fase precedente al voto. C’e’ poi un altro aspetto tanto fondamentale quanto trascurato: un programma è un impegno scritto con l’elettorato, tanto più verificabile in itinere o a conclusione del mandato quanto concreto. Nessuno si impegna a rispondere del proprio operato con un programma vago.
Voglio adesso segnalarvi un aspetto tanto paradossale quanto geniale nella presentazione di Strazzeri all’assemblea. Strazzeri ha parlato poco del suo programma né ha criticato quello di Laforgia. Ha invece attaccato Laforgia perché quest’ultimo ha un programma. Questo sì che è un colpo di ingegno! Credo che Strazzeri debba condividere la paternità dell’idea con Mariano Longo che qualche giorno fa ha scritto un articolo sostenendo tesi simili, basate sull’assunto che il demiurgo Laforgia abbia soluzioni preconfezionate per tutto mentre Strazzeri è disponibile al dialogo, all’ascolto. C’è una sola risposta per simili chiacchiere: leggere il programma di Laforgia (e magari anche l’articolo di Longo, Quotidiano 11 ottobre 2007) per farsi un’opinione personale. Ritengo che solo chi ha un progetto possa fare le inevitabili correzioni per tenere la rotta.

Infine voglio commentare le posizioni di alcuni candidati in un passaggio chiave della recente vita del nostro ateneo, ritenendo la storia personale (accademica) dei candidati un punto importante per la valutazione da parte dell’elettorato. Riporto parzialmente il primo punto del documento approvato all’unanimità nel consiglio della Facoltà di Scienze del 6 settembre 2007, con l’intento di portare a conoscenza dei candidati rettore alcuni nodi cruciali della vita dell’ateneo. L’intero documento è in Bacheca, nell’area del sito web dell’ateneo dedicata alle elezioni.

1) Funzionamento degli organi di governo Il Senato Accademico non sembra svolgere più la sua naturale funzione di indirizzo per la Politica dell’Ateneo né sembra essere il suo reale centro decisionale.
OMISSIS
Una gestione basata molto su rapporti personali e poco sul corretto funzionamento degli Organi Collegiali ha annullato di fatto il dibattito interno. Il rispetto della regole è condizione necessaria per il corretto funzionamento delle istituzioni; non è possibile, per esempio, deliberare in piena consapevolezza e con ponderato giudizio senza aver la possibilità di prendere visione per tempo dei documenti da discutere e delle delibere sottoposte ad approvazione.
Inoltre occorre ricordare che, in generale, la ragnatela di relazioni ed interessi che possono essere gestiti in prima persona da chi ha il potere, distribuendo deleghe ed incarichi, mina quasi sempre l’azione di controllo nei confronti della dirigenza. Una politica trasparente nella distribuzione delle deleghe e degli incarichi, inclusi quelli amministrativi, con gli eventuali compensi, è necessaria per evitare il ripetersi di una simile situazione e per la salvaguardia dell’immagine dell’Ateneo.
OMISSIS

Questo è un esplicito atto di accusa alla gestione passata, nella forma e nella sostanza, che ha bisogno di pochi commenti. Non è una voce isolata che si leva: un’intera Facoltà che conta quasi 200 persone, diversi senatori accademici e l’attuale pro-rettore vicario prende posizione in difesa del corretto funzionamento delle Istituzioni, in modo unanime, denunciando la presenza di una deriva pericolosa.
Quale cambiamento di clima rispetto ad un’altra (triste) pagina della nostra storia recente: la riunione del Senato Accademico del 25 settembre 2006 sul punto “Cambio di denominazione dell’Università di Lecce in Università del Salento”, già commentata da Marco Boiti alcuni giorni fa. Inaspettatamente, dopo aver discusso le linee programmatiche proposte dal rettore e approvato il cambio di denominazione, il Senato Accademico affronta la questione del divieto del terzo mandato e lo abolisce, in via eccezionale, solo per l’elezione successiva al cambio di denominazione dando così la possibilità ad una sola persona, il rettore Limone, di essere eletto per la terza volta. E’ Strazzeri a formulare la proposta, subito appoggiato da Fino e, poco dopo, da Bianco. La proposta passa col voto contrario di Laforgia e un’astensione. Invito i lettori a leggere il verbale del citato Senato Accademico al punto quattro (SA 25 settembre 2006, deliberazioni 214-215: è on line su intranet) per avere un’idea completa della discussione direttamente dalla fonte. Evidentemente a Strazzeri, Fino e Bianco (questi ultimi due, tra l’altro, dello stesso dipartimento di Limone) il vecchio modo di gestire andava benissimo, anche se adesso, timidamente, tuonicchiano contro certe prassi. Non si sono accorti di nulla o Scienze ha preso un’incredibile cantonata?
Quale progetto leggere allora in questa pletora di candidature? Ne vedo solo uno: fermare Laforgia e “non cambiare nulla perché nulla cambi” (e questa volta la citazione è volutamente sbagliata).

Prof Giorgio Metafune