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martedì 4 settembre 2007

Lettera aperta di Angelo Semeraro

Lettera aperta di Angelo Semeraro ai Candidati e agli Elettori.

Un mandato rettorale improntato al principio di responsabilità e lo spirito di servizio.

Nell’attesa che il parterre degli aspiranti rettori si definisca nella sua sede istituzionale, provo a ragionare su che cosa occorrerebbe a questo ateneo per risalire nella considerazione pubblica del suo ruolo formativo essenziale e primario.
Gli occorre, a mio parere, una convinta discontinuità col passato più recente. Il punto centrale a cui non si deve sfuggire è quello della responsabilità dei dirigenti in un sistema di autonomie che è degenerato in localismo, e che ha invece bisogno di decollare erogando fiducia attraverso il riconoscimento premiale dello studio, della ricerca e del merito. Continua a leggere...

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1 commento:

Gruppo Promotore ha detto...

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Occorrerebbe perciò orientare la scelta su un Rettore dotato di forte tempra morale, buon lavoratore e riconosciuto scienziato, dotato di un forte senso dell’utile pubblico e con un’idea di buon governo ben diversa da quel mito della governance, spesso rivelatasi nemica dell’efficienza.
Il buon governo ha bisogno di una democrazia partecipativa più diffusa, attraverso il coinvolgimento sulle scelte più rilevanti dell’intera comunità universitaria, di trasparenza degli atti amministrativi, di un coraggioso restauro dalle fondamenta dell’edificio, con particolare attenzione all’ecosistema territoriale, al contesto ambientale e socio-economico in cui è inserito non per assecondarlo, ma per stimolarne il dinamismo.
E’ dunque l’ora degli interessi generali e delle scelte coraggiose. Occorre dare un’anima all’autonomia; utilizzarne il potenziale virtuoso che essa contiene se liberata dal suo gioco di difesa, e spesa con coraggio innovativo. I mesi e forse gli anni che ci attendono non saranno facili. Il Patto siglato il 2 agosto tra il ministro dell’Università e il suo collega dell’Economia penalizzerà gli atenei fuori rotta, prevedendo l’assegnazione del 5% del Fondo Ordinario sulla sola base di comportamenti virtuosi, ossia su standard di efficienza organizzativa e di servizio che gli atenei saranno in grado di documentare.

1. Al primo punto di un programma di risanamento scolpirei il principio di responsabilità e lo spirito di servizio.
Una indispensabile correzione, considerato il carattere eccezionale di questo anticipato ritorno alle urne, è la trasformazione del doppio mandato quadriennale in mandato unico, magari quinquennale (attraverso modifica di Statuto) per tutte le cariche elettive, con l’obiettivo di consentire, senza faticose mediazioni, la piena applicazione del programma. Ciò consentirebbe di sciogliere i grumi lobbistici che si formano attorno al candidato eletto, spesso ostaggio del proprio elettorato; di evitare che si formino caste dirigenti; di rimotivare una partecipazione diffusa al compito di rappresentanza, senza pregiudizio per il compito primario di ogni docente nella ricerca e nella didattica.

2. Al secondo punto va subito posto l’obiettivo di una più attenta economia di gestione da rimodulata attraverso una spending review delle risorse, privilegiando spese di investimento.
L’ultimo verbale del S.A. e del C.A.è istruttivo a tale proposito, e rivela che circa 9.082.000 Euro sono devoluti in: a) consulenze tecniche, amministrative, incarichi e prestazioni professionali (per Eu 7.602.587.000); b) spese di rappresentanza per il Rettore (per 500mila + 300mila dalla Fondazione); c) spese di gestione e indennità dei Dirigenti: rettore, presidi, direttori dipartimenti, gettoni, commissioni, ecc. (per Eu 632.947,78).
Riducendo del 50% o anche del 70% questa massa monetaria si possono liberare risorse che - nei limiti delle rigidità dei bilanci predeterminati per legge - potrebbero essere utilizzate a vantaggio di nuove opportunità per il reclutamento delle giovani leve scientifiche (ricercatori), considerata la curva demografica dei prossimi anni; dell’assorbimento del precariato del personale tecnico-amministrativo attraverso la trasformazione dei rapporti di lavoro atipici in un percorso di stabilizzazione. Incentivazioni sui risultati nella ricerca e del lavoro effettivamente svolto con criteri obiettivi e modalità trasparenti. Politica premiale per la docenza, legata ai risultati nella ricerca (riconoscimenti e premi nazionali e internazionali, brevetti, ricorrenze sitobibliografiche, servizio all’estero) e alla customer satisfaction studentesca (da riformare).
Anche attraverso il turn-over e la determinazione di un unico organico di Ateneo si possono inoltre incrementare gli avanzamenti di carriera per le fasce della docenza, sulla base di criteri legati alla funzionalità didattica e alle necessità della ricerca.

3. Al terzo posto porrei una correzione delle linee di sviluppo, attraverso una politica di attrazione dei gruppi industriali e imprenditoriali sulle filiere di ricerca che l’ateneo esprime; di attrazione di ricercatori che si sono affermati in contesti nazionali e internazionali (ben 260 ricercatori pugliesi censiti da uno studio recente), di scienziati di chiara fama, di emeriti nelle professioni e nelle arti; di trasformazione degli assegni di ricerca di post-dottorato in incentivazioni per una formazione all’estero di durata almeno biennale; di incentivazione degli scambi internazionali per professori, studenti e personale tecnico e amministrativo.
Nell’ambito del progetto Salento va affrontata senza altre deroghe la questione della Facoltà di Medicina, studiandone le condizioni di fattibilità e di impatto ambientale attraverso approfondimenti con l’Ordine dei Medici, la Regione e le tre Province dell’area jonico-salentina.
Andrebbero inoltre ripresi i contatti con la nuova Amministrazione comunale di Taranto.

4. Un restyling amministrativo, attraverso la correzione della pletoricità degli Organi di governo in nome della funzionalità delle rappresentanze; la semplificazione degli atti, le procedure e i regolamenti amministrativi; l’uso limitatissimo ed eccezionale delle decretazioni d’urgenza dei dirigenti; una ridefinizione statutaria dei compiti del S.A. e del Consiglio di Amministrazione che vanno differenziati (il Rettore non dovrebbe presiedere anche il C.A.); la soppressione o almeno una forte limitazione delle commissioni a tutti i livelli, e una più piena responsabilità degli uffici amministrativi nell’istruire le pratiche e offrire ipotesi di soluzioni da sottoporre agli Organi deliberanti.

5. Informazione interna sulla disponibilità delle risorse, attraverso resoconti quadrimestrali a cura dell’Amministrazione, sullo stato finanziario dell’Ateneo e sul reale riporto di cassa e rendiconto delle sedute del S.A. e del C.A. entro pochi giorni dal loro svolgimento da parte dell’Ufficio addetto agli Atti dell’Amministrazione.
Costituzione di unità di crisi con il coinvolgimento degli studenti per i problemi insorgenti, a tutti i livelli e per tutte le questioni urgenti. Riorganizzazione del servizio di comunicazione istituzionale e dell’Ufficio stampa.

6. Corsi di studio e Facoltà. Sfoltire e qualificare l’offerta didattica dei corsi di laurea (per i quali la nuova normativa prevede non più 3, ma 4 professori garanti, per ciascun corso). Porre a esaurimento i corsi con x numero di immatricolati e con alto tasso di dispersione, puntando al contempo sul miglioramento dei servizi didattici, con potenziamento dei laboratori, dell’orario delle biblioteche. Miglioramento delle condizioni materiali di studio, completando la informatizzazione dei servizi, rafforzando le segreterie degli Studenti e dislocandole presso ciascuna Segreteria dei Consigli Didattici. Ampliamento dei punti di connessione internet, in ateneo e nella città.
Con gli Enti locali accordi per calmierare i prezzi degli affitti, dei trasporti e del tempo libero.
Offrire più spazio e maggiori spazi alla creatività giovanile, stimolandola attraverso concorsi di idee sui punti critici della vita universitaria. Utilizzazione delle competenze studentesche espresse nei corsi di studio per i servizi di comunicazione di ateneo.
Avviare una riflessione sulle Facoltà, a partire da quelle umanistiche che conosco meglio, in cui esistono doppioni e dispersioni, con zone inerziali della didattica e della ricerca. Ripensare l’Interfacoltà, le cui potenzialità sono state soffocate da formalizzazioni asfittiche di mero controllo. Orientarsi sulle necessità poste dall’economia della comunicazione, facendo incontrare e dialogare tra loro i linguaggi scientifici.

7. Ispirare le Relazioni sindacali alla collaborazione, al principio di corresponsabilità e a politiche di ascolto. Consultazioni periodiche sulla mobilità interna del personale. Concordare un sistema di rotazione flessibile del personale tra i diversi servizi amministrativi. Applicazione della direttiva europea sul “benessere organizzativo”.
Incompatibilità tra rappresentanza sindacale e incarichi direttivi.

8. Incentivare la ricerca sui grandi temi delle risorse nell’area territoriale, regionale e nazionale (aria, acqua, terra, energia), della cittadinanza, delle politiche di integrazione e del pensiero della differenza. Ripensare anche i Dipartimenti in tal senso, correggendo le monoculture e le monocraticità tematiche delle ricerche.

9. Isufi. Non un “secondo forno” per pochi, ma occasione di perfezionamento per i capaci e meritevoli.
Assicurargli la fisionomia di un Collegio universitario a gestione autonoma, con risorse proprie. Caratterizzarlo come luogo formativo in cui si operano e si sperimentano connessioni tra culture scientifiche diverse su precisi profili formativi.

10. Logistica ed edilizia. Riscrivere le politiche di edilizia universitaria, attualmente improntate a logiche bipolari e di frammentazione. Dedicare alla questione la prima Conferenza di organizzazione, preparandola con studi sul fabbisogno delle diverse realtà scientifiche e didattiche. Ispirare le politiche logistiche al principio di funzionalità, razionalizzazione e benessere.

Angelo Semeraro