Vari colleghi hanno fornito un prezioso contributo al dibattito sul futuro dell’Università del Salento, evidenziando le molte diverse lacune del nostro Ateneo e la necessità di un rapido intervento a diversi livelli. Nessuno ha ancora sviluppato una linea strategica valida o proposte concrete mentre, a livello mediatico, il dibattito si sta svilendo spostandosi sulle origini “genetiche” dei candidati, se salentine, baresi o del resto del mondo.
Io, nato in Toscana, ma con genetica campana, sono rimasto spiazzato da una intervista televisiva a due possibili candidati Rettori nella quale si presentava come valore aggiunto la salentinità dei due rispetto alla baresità di un loro avversario. Continua a leggere...
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2 commenti:
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E meno male che ora abbiamo l’Università del Salento che altrimenti, se avessimo mantenuto il nome di Università di Lecce, sarebbe stato necessario un “leccese doc”!
Il campanilismo non dovrebbe certamente fare ingresso nel dibattito relativo all’elezione di un Rettore; non ci dovrebbe essere spazio, nella cultura universitaria, alla difesa di interessi localistici (e/o di lobby locali) che nel tempo non porterebbero altro che a risultati negativi per una Istituzione Universitaria.
Come ha ben ricordato il prof. Strazzeri, candidato Rettore, in un suo recente documento, l’Università è “sede primaria di ricerca ed alta formazione”: come possibile conciliare questo con un avvitamento localistico? I docenti di una buona Università non dovrebbero porsi dei confini ristretti ma confrontarsi e collaborare con il mondo; in quest’ottica non ha alcun significato se un docente è nato altrove e/o ha svolto parte della sua carriera in altre Università. Anzi, se fossero attendibili (ma io non lo credo) le ultime classifiche che pongono l’Università del Salento al terzultimo posto tra le Università italiane, paradossalmente dovrebbe essere un valore positivo il provenire da Università meglio piazzate e quindi aver contribuito in maniera minore alle prestazioni negative dell’Università del Salento.
Ora lentamente saranno definiti i programmi dei diversi candidati, tutti rivolti verso obiettivi ambiziosi che solo un futuro Rettore almeno più bravo e virtuoso della media di noi tutti con un curriculum perlomeno significativo riguardo ad attività di ricerca e didattica: con esperienze di direzione di unità di ricerca nell’ambito di progetti di ricerca a livello nazionale (es. PRIN) ed internazionale (es. Progetti Comunitari), con periodi di ricerca e/o insegnamento all’estero, con una attività didattica valutata positivamente dagli studenti. Altrimenti come farà il Rettore ad indirizzare l’Università del Salento verso una migliore didattica, una migliore attività di ricerca o una maggiore internazionalizzazione se non ha mai svolto perlomeno sufficientemente bene ricerca e didattica o è uscito dal Salento solo in occasione di periodi dì vacanza? Invito quindi i candidati alla carica di Rettore a pubblicare sul web un loro cv dettagliato con l’aggiunta dei corsi svolti negli ultimi anni e contestualmente la valutazione ricevuta dagli studenti (il nucleo di Valutazione dovrebbe essere in grado di recuperare eventuali dati dimenticati); questo permetterebbe sicuramente agli elettori di comparare correttamente i diversi candidati in termini di esperienza e qualità riguardo ricerca e didattica, ovvero Università.
Ho volutamente evitato di considerare rilevante che un buon candidato Rettore abbia molta esperienza di rapporti istituzionali e relazioni con amministrazioni pubbliche, imprese e istituzioni finanziarie, di rapporti sindacali o interessi professionali radicati nel territorio; tutto questo può essere utile negli affari, per le imprese, ma non dovrebbe riguardare l’Università i cui fini sono, e mi ripeto ancora, realizzare una ricerca ed una didattica di alta qualità in piena indipendenza. Gli interessi professionali prevalenti di un docente ed esclusivi di un Rettore dovrebbero essere rivolti a ricerca ed alta formazione, non ad attività radicate nel territorio come es. l’agricoltura o il commercio o trasporti o le consulenze, magari finanziarie o immobiliari, altrimenti l’attività Universitaria diventa misera e di scarsa qualità. Inoltre, nel caso di radicati interessi professionali nel territorio (e non importa quale sia la professione) ci sarebbe il fondato rischio di pericolosi conflitti di interesse: infatti, se un Rettore ha realizzato consulenze per l’ENEL, per l’AQP, per il Comune di Lecce o è stato Consigliere o Assessore, in occasione del rinnovo di un contratto in corso o della scelta della collocazione di un nuovo Campus saranno tutelati con molta difficoltà gli interessi dell’Università.
Ripetendo il concetto il futuro Rettore dovrebbe essere portatore di interessi nella professione di docente universitario (didattica e ricerca) e non di interessi professionali diversi e personali o interessi localistici (lobby o quant’altro) e la sua carriera dovrebbe dimostrare questo.
Prof. Luigi De Bellis
Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali
Università del Salento
Parole sante! Quanto prima si eliminerà il fattore campanilistico e questa perversa credenza nei meriti accademici della salentinità, tanto meglio sarà per tutti. Senza contare che l'immissione di docenti esterni potrebbe se non spezzare, quantomeo allentare il generale familismo amorale che è la vera struttura di governance dell'ateneo, come casi recenti e anche meno recenti dimostrano abbondantemente.
Molto giusto,l'immissione di docenti provenienti da università meglio quotate dovrebbe essere incoraggiata e ricercata tanto quanto la conservazione di quelli che già ci sono e di cui invece, l'eventuale trasferimento ad altra sede viene salutato con palese soddisfazione e gioiosa esultanza. "Non passa lo straniero", ossia chiunque sia nato al di sopra di Salice Salentino. Patetico!
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