Davanzati) dell'iniziativa ha stilato un programma per offrire delle proposte ai candidati alla carica di Rettore dell'Università del Salento.
Le aree trattate si articolano schematicamente in:
- Governo
- Obiettivi gestionali
- Ricerca
- Didattica
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7 commenti:
Importante la lotta la precariato. Anzi, importantissima. Purchè non si tratti di stabilizzare chiunque abbia un contratto precario senza nessun criterio.
Una gran parte del personale precario (soprattutto Co.Co.Co.) è stata assunta perchè amica di qualcuno. Non me ne voglia il personale che lavora onestamente.
Perchè nelle segreterie didattiche di facoltà si rivendica spesso una scarsezza di personale. Poi si va a vedere la pianta organica e risultano, in una tale segreteria di presidenza, assegnate 6, 7, 9 unità di personale mentre "visivamente" ne risultano una o due!
Forse dovremmo riflettere su questo. Non solo per lo scandalo di assumere con criteri nepotistici ma anche perchè per ogni persona "imboscata" che non fa il proprio dovere ce ne sarà una che lavora il doppio.
A presto,
Francesco
cari colleghi,
avete fatto un buon lavoro costruendo questo blog e indicando le linee di un programma forse anche troppo analitico. Bisognerà ora portarlo a sintesi: 28 punti sono troppi. Basterebbe un decalogo, e forse meno, che impegni il candidato su una linea di forte discontinuità rispetto a una gestione dell'autonomia interpretata come nuovo centralismo (anzi cesarismo), con le conseguenze che abbiamo pagato pesantemente.
Vedo dietro l'angolo, aspettando qualche Godot ritardatario, antichi trasformismi. Bisognerebbe perciò costruirsi la forza necessaria, dal basso, per vincolare moralmente e programmaticamente le candidature a pochi punti condivisi, tra i quali ho proposto e continuerò a proporre (sapendo che non è poco):
1. Un "mandato di servizio" per tutte le cariche elettive.
Cinque anni (ma va messo a statuto, dunque il prossimo mandato non potrà essere che quadriennale) per tutti i dirigenti, rettore compreso, e senza altra indennità che non sia quella corrispondente a una copertura assicurativa.
Il "mandato di servizio" rafforza il principio di responsabilità delle scelte ed evita il riprodursi di satrapie accademiche come quelle che abbiamo conosciuto.
2. Un altro punto fermo andrebbe messo sulle economie di gestione, che consentirebbero una ricaduta positiva sul precariato docente e non-docente, con politiche di incremento degli organici dei ricercatori.
3. Altro punto qualificante (ma che non leggo nel v.ro programma) è la sprovincializzazione dei dottorati e dei dottori. Proporre due-tre anni all'estero per tutti, con borse di sostegno di ateneo.
4. Con le opportune economie di bilancio, avviare una politica di qualfiicazione del personale, a tutti i livelli, attraendo cervelli giovani e meno giovani ma di riconosciuto valore.
5. Sull'ISUFI credo di essere stato l'unico senatore a non votarlo a suo tempo nel S.A. che gli dette il via libero. Prevedevo, in un ateneo a forte impianto familistico, l'uso che se ne sarebbe fatto. Occorre ora fargli assumere la fisionomia di un Collegio universitario. Non più un "secondo forno", ma un luogo di formazione in cui si operano le necessarie connessioni tra culture scientifiche diverse.
Tornerò su queste e altre questioni più diffusamente con quello spirito che può animare un decano con 35 anni di ruolo accademico alle spalle che sente di dover avvertire i più giovani puledri, con cui ha ancora il piacere di correre, che il voto di ottobre non servirà a rimediare all'immagine offuscata, come qualcuno ha scritto, se non sapremo convincere (e convincerci) che per riacquistare la fiducia perduta vanno introdotti segni di forte discontinuità col passato.
Grazie ancora per il lavoro che avete compiuto e continuerete a compiere attraverso questa agorà elettronica.
...vanno introdotti segni di forte discontinuità col passato.
Gentile Prof. Semeraro, con questa frase ha riassunto lo spirito che dovrà senza dubbio pervadere la nuova leadership (non solo il nuovo Rettore), nonché caratterizzarne il lavoro e lo stile di guida in questa organizzazione.
Si sente non solo l'Università, ma anche nei contesti sociali e familiari, un desiderio di profondo cambiamento, un desiderio di affacciarsi a stili di vita e di comportamento non più legati a familismi o nepotismi, ma a criteri di obiettività, di onestà e di pulizia, che non fanno parte di una società che è chiusa e rassegnata a perpetrare le consuetudini della raccomandazione, del clientelismo, del perseguimento dei vantaggi personali, che non conosce lo spirito di servizio e il senso della comunità.
Sinceramente credo che uno Statuto nuovo della nostra Università debba affrontare seriamente la questione morale, che è stata vilipesa forse con i fatti, ma sicuramente con i sospetti che si sono scatenati nei confronti delle persone, e più gravemente nei confronti dell'organizzazione nel suo complesso.
Il nuovo statuto dovrà ispirarsi a principi forti e sancire il rifiuto di qualunque principio feudale, satrapico, corporativo, baronale e mafioso, che pretenda di mantenere o mettere le proprie radici. Non è giusto che le generazioni dei leaders vengano spazzate via né dalle azioni giudiziarie né dai sospetti infamanti; è il caso che la questione morale sia affrontata prima del verificarsi degli eventi e che i principi ai quali ci si debba ispirare siano noti a tutti, e che tutti si impegnino a rispettarli nel momento in cui si dichiarino disponibili ad assumere, e poi assumano, le cariche istituzionali.
La via del cambiamento deve necessariamente essere percorsa dopo una profonda riflessione, e dopo aver stabilito regole inequivocabili e principi fondamentali ai quali sempre ispirarsi nelle azioni di governo.
E' un peccato che alcuni commenti restino anonimi e forse un "blog" non dovrebbe incoraggiare - pubblicandoli - opinioni non firmate. Tuttavia il fenomeno è sintomatico del clima che si è instaurato nell' ateneo, dove la comunicazione - un bene primario e indispensabile del sentirsi comunità - è bloccata, inibita, scoraggiata. E' questo clima di paura, di sospetti reciproci il vero lascito di una gestione pluriennale che ha anteposto interessi privati a quelli pubblici. Un costume, un metodo, una gruppo dirigente che non dovremmo più replicare, perché - oltre tutto - antieconomico. Io credo che ci stiamo avviando a quelle profetiche parole che ebbe a pronunciare a Philadelphia Gaetano Salvemini nel '35 (in un testo di recente venute alla luce e ora tradotto da Boringhieri col titolo "Che cos'è la libertà"). Parlava di un Paese (il nostro, oppresso in quegli anni dalla dittatura) "di sordomuti e di schiavi" e riflettendo più in generale sulle condizioni della democrazia negli Stati liberali, denunciava che di fatto "gli elettori scelgono normalmente i mediocri, e a volte scelgono perfino i peggiori individui della comunità". Vai a leggertelo, caro anonimo, quel passo e quel librino boringhieri (10 euro) in cui il molfettese metteva in guardia sul risorgere dei fascismi in forme moderne negli stati liberali.
Senza fare lunghi discorsi, Il mio parere è che ogni trasformazione inizia da sé, da un'autoriforma del più vicino, dandosi le forze per rompere quella sciaugurata dialettica servo-padrone, di hegeliana memoria, che ancora presiede la vita delle nostre istituzioni. E che è una vera vergogna che presieda anche un luogo di alta formazione come l'università, dove, a quanto pare, bisogna ri-cominciare con un lavoro di rialfabetizzazione civile, non solo degli allievi, ma del pesonale e dei Chierici dello Stato Maggiore.
Comincia con un piccolo gesto di coraggio, ossia col firmare il tuo pezzo di opinione, la prossima volta.
Vi faccio i miei complimenti per il lavoro che state facendo con questo sito che apprezzo molto soprattutto come persona che non ama prendere posizioni subito o per motivazioni diverse dall'agenda programmatica dei candidati. L'Università di Lecce ha bisogno di questo. Anche se è un piccolo esempio questa iniziativa è davvero un grande conforto per chi ama l'Università del Salento, oltre a lavoraci da dipendente.
Spero che il nuovo rettore sia una persona capace di mettere da parte sé stesso per essere un "buon padre di famiglia".
Un abbraccio.
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