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sabato 11 agosto 2007

Le relazioni di potere soffocano l'ateneo

di Marcello Strazzeri

Il dibattito sulla prospettiva dell’Ateneo nel contesto del Salento, della Puglia e del Mediterraneo non può subire battute d’ar resto. Al contrario le vicende che hanno visto la nostra Università al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica, devono costituire l’occasione per una riflessione a tutto campo: a partire dalla necessità di imprimere un salto di qualità capace di adeguare il governo dell’ateneo all’accresciuta complessità delle sfide che ci sono di fronte. Partiamo dal quadro strategico entro cui ci siamo mossi negli ultimi anni: la Puglia, il Mediterraneo, il processo di internazionalizzazione in atto. Cosa è cambiato nella richiamata prospettiva? A me pare che i suoi fondamenti di validità siano sostanzialmente immutati. Rimangono da definire operativamente due grandi questioni di non secondaria importanza perchè indissolubilmente connesse alla strategia prospettata: la governance interna dell'ateneo, il rapporto di quest'ultimo con le istituzioni. Continua a leggere...

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1 commento:

Gruppo Promotore ha detto...

CONTINUAZIONE DEL POST:

Per quanto attiene alla priima questione,
non è chi non veda la sterilità di una contrapposizione
datata: quella che territorializza
amministrativamente i luoghi istituzionali
trasformandoli in fortezze e casematte
in cui trincerarsi per accrescere potere e
influenza all'interno e all'esterno: vecchie logiche,
vecchie pratiche!
Al contrario, la sfida si vince se si passa da
una ideologia della disgiunzione ad una della
congiunzione, da un sapere della separatezza
ad uno della connessione (Morin)
Connettere cosa? Saperi, esperienze, pratiche,
punte di eccellenza maturate nei vari
settori dell'ateneo con il concorso della comunità
universitaria tutta: studenti, dottorandi,
ricercatori, personale tecnico e amministrativo,
docenti di ogni livello.
Si dirà: facile a dirsi, come trovare infatti
«la struttura che connette» la specificità e
complessità di saperi diversi per storia, struttura,
metodo.
Le alternative sono due: la prima amministra
la separazione erigendo steccati; la
seconda costruisce sintesi culturali partecipate
e condivise. La prima è quella che
ispira la logica freneticamente in opera in
questi giorni e probabilmente ancora di più
da qui sino alle elezioni, l'una è impegnata a
costruire alleanze di potere tra i fortini o tra
pezzi di questi; l'altra, oggettivamente trasversale
presuppone l'avvio di un confronto
culturale, scientifico, istituzionale su quale
idea di governo dell'università sia più adeguata
alla funzione che la nostra Costituzione
le assegna: sede primaria di formazione e di
r i c e rc a .
La differenza tra le due concezioni e relative
pratiche non è da poco: la prima si
fonda su una logica esclusiva non inclusiva
che privilegia le relazioni di potere al confronto
pubblico, la seconda accetta la sfida del
dibattito e del confronto sull'idea di università
a cui si fa riferimento, in ultima istanza,
sulle pratiche di governo adeguate ad una
realtà esterna in rapido mutamento che l'università
si propone di comprendere ed orientare.
La seconda prospettiva, quella inclusiva,
aperta, plurale è l'unica possibile di
fronte ad un corpo elettorale di millecentosessantaquattro
unità: si tratta in sostanza
di pensare l'università come una sorta di
«comunità della comunicazione» in cui ciascun
componente possa sentirsi ed essere, al
contempo, autore e destinatario delle scelte
strategiche dell'ateneo.
Alla realizzazione di tale comunità tutti
devono poter concorrere pur nella diversità
di funzioni e responsabilità. Diversamente
non ci sarà confronto tra idee e programmi,
ma forse, all'interno della contrapposizione
tra «continuisti e discontinuisti», «manager e
teorici», «aziendalisti e culturalisti» l'emergenza
di una figura debole ma negoziata da
figure forti per la quale si potrebbe parafrasare
il poeta: «ma quanto è bello il re
t r av i c e l l o » !

Marcello Strazzeri
(*Preside della Facoltà di Scienze Sociali, Politiche e
del Territorio)